SYED HASNAIN: partecipazione attiva dei rifugiati nei processi decisionali

Nella puntata di oggi, Large Movements ha intervistato Syed Hasnain, presidente di Unire e collaboratore di varie ONG, tra cui Missing Children Europe e Global Refugees Network.

Da anni ormai, Syed si occupa di portare avanti attività di advocacy per i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo ben sapendo quali siano le difficoltà a cui gli stessi vanno incontro.

Ai nostri microfoni infatti, il presidente di Unire ci racconta la sua storia. Ci racconta di come nel 1999, a soli 10 anni, fu costretto a lasciare il suo paese, l’Afghanistan, alla ricerca di condizioni di vita migliori rispetto a quelle nelle quali era costretto a vivere. Il paese infatti era stato martoriato dai conflitti civili, che hanno visto uscire vincitori i talebani i quali, nel 1996 erano riusciti a far crollare il governo democratico con un colpo di stato.

Syed scappa prima in Pakistan, poi in Iran ed in ultimo in Turchia, dalla quale raggiunge la Grecia. Da lì poi, si appoggia ad una rete di trafficanti che lo fanno arrivare in Italia nel 2007. Ci racconta della drammatica esperienza di questo suo ultimo viaggio illegale, attaccato al motore di un tir per svariati giorni; ma ci riferisce anche una bellissima esperienza di accoglienza vera che lo vede coinvolto in prima persona una volta arrivato nel nostro paese.

Fu proprio a seguito di quell’esperienza che Syed decide di stabilirsi nel nostro territorio e continuare qui il suo percorso verso l’autodeterminazione, nonostante tutte le difficoltà che caratterizzavano il sistema d’accoglienza dell’epoca.

Prende una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’università La Sapienza di Roma nel 2019, discutendo una tesi che tocca un tema molto importante nel dibattito odierno – sia a livello europeo, che a livello nazionale – in merito alle politiche di asilo ed accoglienza: la partecipazione attiva dei rifugiati nei processi decisionali.

È proprio quest’ultimo il tema sul quale ci siamo voluti concentrare durante l’intervista.

Syed infatti, è presidente dell’associazione Unire, formalmente costituita nell’aprile 2019 ma con alle spalle già tre anni di attività e consultazioni.

L’idea di fondare questa associazione nasce a seguito di una richiesta dell’UNHCR ad un gruppo di migranti e rifugiati. L’agenzia dell’ONU era interessata a conoscere il loro punto di vista sulle procedure di asilo e di accoglienza

Successivamente – anche a seguito dell’inasprimento dei toni con i quali la politica ha iniziato a descrivere il fenomeno migratorio dalla crisi del 2015 in poi – i partecipanti a questa procedura di consultazione decidono di costituire un network che riunisse rifugiati, richiedenti asilo e migranti provenienti dalle più svariate parti del mondo.

L’obiettivo primario di questa rete prima e di Unire poi, è quello di fare advocacy e quindi di partecipare attivamente ai processi decisionali, rappresentando direttamente gli interessi di questa parte della società civile.

In questo modo, continua Syed, si cerca anche di contrastare le retoriche paternalistica da un lato – che dipinge il rifugiato come vittima passiva del sistema – e propagandistica dall’altro – che invece relega queste persone a meri numeri.

Il messaggio di fondo che Unire vuole trasmettere è quello che rifugiati, richiedenti asilo e migranti vogliono dare il loro contributo per migliorare non solo il sistema d’accoglienza – essendone i “beneficiari” diretti appare un controsenso la loro completa esclusione dal dibattito politico e dalle audizioni in merito alle varie leggi che sono state varate negli anni sul tema – ma in generale, la società tutta. Solo partecipando attivamente a tutti i processi della vita civile, afferma Syed, è possibile realizzare la vera integrazione; solo così, aggiungiamo noi di Large Movements, è possibile abbattere quei pregiudizi che vengono sapientemente diffusi oggigiorno dalla propaganda populista e che fanno leva su un senso di frustrazione indipendente dalla presenza dei rifugiati sul territorio italiano.

Dal momento che Syed fa parte anche di Global Refugees Network – associazione costituita anch’essa da rifugiati, richiedenti asilo e migranti ma operante a livello europeo e globale – cogliamo l’occasione per discutere con lui del livello di coinvolgimento dei beneficiari diretti delle politiche migratorie da parte delle istituzioni europee.

Terminiamo poi l’intervista chiedendo al presidente di Unire di esprimere il punto di vista di entrambi i network di cui fa parte – nazionale ed europeo – sulla nuova proposta di riforma del Regolamento di Dublino presentata dalla Commissione Europea.

Noi di Large Movements quindi, vi invitiamo a guardare quest’intervista poiché contiene molti spunti interessanti dal quale far ripartire il dibattito pubblico sulla questione migratoria e non solo.

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