Nell’ambito della rubrica alla Scoperta delle Istituzioni in Europa, vi abbiamo presentato il Global Gateway, attraverso tre puntate: Il Global Gateway, un grande gigante inattivo. In questi episodi abbiamo cercato di raccontarvi uno strumento totalmente innovativo rispetto a quelli storicamente messi in atto dall’Unione Europea.
Oggi vogliamo concludere questo capitolo con delle riflessioni.
A Novembre dello scorso anno a Bruxelles si è tenuto un forum sul Global Gateway attraverso il quale l’UE ha annunciato la volontà di aumentare i fondi da investire su questo progetto, passando da 150 miliardi di euro a un budget complessivo di 300 miliardi di euro.
Nel discorso di apertura del Forum la Presidentessa dell’Unione Europea Ursula von der Leyen si percepisce la critica nei confronti della Belt and Road initiative, l’alternativa cinese che mira ad essere green e rispettosa dei diritti umani.
Sempre facendo allusione alla Belt and Road initiative, Von der Leyen afferma che nessun paese dovrebbe essere costretto a mettere a repentaglio il proprio futuro per finanziare le proprie infrastrutture essenziali.
Come vi abbiamo presentato in queste settimane con i video pillola, il Global Gateway è un progetto molto ambizioso, accompagnato però da non poche lacune e criticità. Ricordiamo infatti che ancora nessun progetto per il piano di investimento è stato approvato; per tale motivo, almeno per il momento, l’Unione Europea non rappresenta un vero competitor della Cina nell’implementazione digitale e infrastrutturale nei paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa.
Oltre a non avere un vero e proprio bacino di fondi dedicato a se – come detto nella prima delle nostre pillole, il budget dedicato al GG proviene dal fondo NDICI, quindi denaro già destinato a temi di cooperazione e sviluppo. Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda le modalità attraverso le quali sarà speso tale budget: la volontà dell’Unione Europea è utilizzare fondi pubblici per incentivare gli attori privati europei a investire nei temi trattati dal Global Gateway.
Questo tipo di approccio definito Blending corrisponde alla volontà di utilizzare le risorse pubbliche per la cooperazione allo sviluppo per tentare di mobilitare quelle private. Tale approccio potrebbe rappresentare un vero e proprio rischio per le popolazioni partner che anziché trarne vantaggio entrerebbero in una dinamica già tristemente conosciuta. Per le aziende dell’Unione Europea ciò si tradurrebbe con l’’apertura di nuovi mercati in Africa, mentre le aziende locali africane vedrebbero aumentare i loro competitor.
Tale approccio potrebbe riproporre uno schema assistenzialistico in cui viene fornito un servizio senza, trasmettere le conoscenze ed i mezzi per poter sviluppare autonomamente tali infrastrutture e servizi.
Ciò nonostante, il Global Gateway potrebbe essere un’opportunità per l’Africa e l’Unione Europea per rafforzare i propri partenariati ma soprattutto un’apertura digitale e infrastrutturale per il partner africano. Ricordiamo infatti che, nonostante la giovane età della popolazione africana, il divario digitale è ancora molto ampio rimanendo uno dei continenti con il più alto numero di persone non aventi accesso al web.
Per fortificare i propri partenariati, l’UE tramite il Global Gateway dovrebbe innanzitutto prendere in considerazione le esigenze dei propri partner, aspetto ancora problematico per lo stesso Global Gateway ed in generale, il rapporto tra cooperazione allo sviluppo dell’UE e i partner del sud globale.
Per tali ragioni, il progetto fino ad oggi potrebbe essere percepito più come uno strumento attraverso il quale l’UE prova a posizionarsi strategicamente nel panorama geopolitico piuttosto che un progetto impegnato seriamente nell’ implementare obiettivi di sviluppo.
Specialmente per quanto riguarda i progetti infrastrutturali legati alle materie prime critiche (le materie prime critiche sono differenti ed elencate in una lista ufficiale, tra queste troviamo materie fondamentali per la “transizione energetica”, ad esempio per la fabbricazione di batterie) tali progetti presenterebbero l’Unione Europea come promotrice di un modello economico estrattivo -ovvero con l’obiettivo di usufruire a proprio vantaggio di tali materie prime anche grazie alla fornitura delle infrastrutture necessarie per l’estrazione e il trasporto di quest’ultime- in quanto tale il modello estrattivo non è naturalmente conciliante con lo sviluppo dei paesi partner.
Nei paesi del continente africano molti fondi e programmi dell’UE sono stati in parte dirottati alla gestione della migrazione.
Per comprendere questo fenomeno è fondamentale il rapporto di Concord Europe: Partnership o condizionalità dell’aiuto ? Il fenomeno dell’esternalizzazione della migrazione da parte dell’UE nasce già dieci anni fa attraverso il Fondo Fiduciario di Emergenza dell’Unione Europea per l’Africa (EUTF). In diverse esperienze, infatti, fondi dedicati alla cooperazione allo sviluppo sono stati dirottati per la creazione di frontiere volte a impedire, o quantomeno limitare, il flusso di migranti in Europa, rendendo l’Unione europea protagonista di violazioni dei diritti umani, finanziando ad esempio la guardia costiera libica, che sicuramente non può essere considerato un partner virtuoso per il rispetto dei diritti umani.
Anche oggi la struttura politica della cooperazione allo sviluppo Europea per i temi della migrazione è improntata sull’esternalizzazione delle frontiere con l’obiettivo della diminuzione dei flussi migratori, a volte a qualsiasi costo.
Per quanto non sia ancora possibile essere a conoscenza della tipologia specifica di infrastrutture che l’UE voglia di fatto implementare attraverso il progetto del Global Gateway, è lecito domandarsi se esista il rischio che una parte di queste siano ideate per il contenimento dei flussi migratori. In tal caso si passerebbe dall’obiettivo di creare una “connessione globale” all’erezione, invece, di muri e frontiere.
Fonti
https://global-gateway-forum.ec.europa.eu/index_en
https://audiovisual.ec.europa.eu/en/video/I-248442
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/23340460.2021.1985399
https://www.focsiv.it/il-global-gateway-per-gli-interessi-di-chi/
https://www.focsiv.it/wp-content/uploads/2017/11/rapporto-completo-EUTF-1.pdf
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