Anche quest’anno Large Movements vuole celebrare la Giornata internazionale per la solidarietà con il popolo palestinese, mai come quest’anno necessaria.
Per l’occasione abbiamo pensato di riassumere tutte le violazioni dei diritti umani e le vicende del conflitto israelo-palestinese di cui Large Movements si è occupata sinora, così da restituirvi un quadro più ampio (senza alcuna pretesa di esaustività) delle condizioni in cui è costretto a vivere il popolo palestinese.
Anzitutto, per capire le origini di questa Giornata e le radici del conflitto israelo-palestinese si rimanda a quanto analizzato in occasione della scorsa Giornata internazionale in solidarietà al popolo palestinese.
A cavallo tra la primavera e l’estate di quest’anno poi, il conflitto tra Israele e Palestina è sfociato in una vera e proprio escalation di violenza che vi abbiamo raccontato, ponendo l’accento sull’importanza di Sheikh Jarrah (quartiere arabo situato a Gerusalemme est, il cui territorio venne occupato da Israele nel 1967).
Dopo aver fornito un quadro generale dei fatti che hanno portato alla situazione attuale ed aver tentato di restituire una fotografia il quanto più possibile dettagliata degli ultimi accadimenti, vorremmo porre l’accento sull’insieme dei diritti della popolazione palestinese che vengono costantemente calpestati – da Israele e non solo.
In primis, vi abbiamo raccontato la lesione del diritto d’accesso all’acqua per la popolazione palestinese residente nei territori occupati.
Abbiamo posto l’accento sulle innumerevoli vittime che Israele ha fatto (e continua a fare) tra i bambini palestinesi – tanto da indurre l’ONU a dichiarare una Giornata internazionale proprio per l’inaccettabilità del numero dei morti tra i minori a causa delle ripetute aggressioni dello Stato ebraico.
Ed ancora, abbiamo messo a nudo il dramma della comunità LGBTQ+ palestinese e dell’ipocrisia di Israele in merito alla tematica, attraverso la recensione della pellicola “Out in the Dark” del regista israeliano Michael Mayer. Questa pellicola è di fondamentale importanza perché, oltre al farci riflettere su quanto lavoro ancora c’è da fare nel mondo per l’affermazione dell’uguaglianza dei cittadini LGBTQ+ rispetto al resto della popolazione, ci ha fatto capire quale è lo strumento di discriminazione più forte a cui Israele ricorre nei confronti del popolo palestinese: la burocrazia.
In ultimo, vogliamo ricordare un fenomeno positivo di integrazione attraverso lo sport: il progetto Basket Beats Borders. Questo progetto infatti ha portato fuori dal campo profughi di Shatila in Libano numerose ragazze palestinesi che, grazie al basket e ad un gemellaggio con una ONG di Roma, sono riuscite a venire a giocare in Europa, contribuendo ad abbattere i pregiudizi culturali e di genere.
Noi di Large Movements ci auspichiamo che progetti come questo possano diventare una best practice sempre più diffusa perché è solo tramite gli esempi concreti che si può dare speranza al popolo palestinese, piegato da decenni di conflitto e di accordi politici che piuttosto che proporre una vera risoluzione equa del conflitto, hanno mirato/mirano a preservare gli interessi occidentali nell’area.
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Presidente Large Movements APS