Nella giornata internazionale dei migranti anche Large Movements vuole dare il suo piccolo contributo, ripercorrendo alcune tappe fondamentali di quello che è diventato uno dei riferimenti per i diritti a favore dei migranti nell’ambito del diritto internazionale. Ci riferiamo alla Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie, sul tavolo di discussione delle Nazioni Unite dal 18 Dicembre 1990 ed entrata successivamente in vigore nel 2003.
Fu un incidente nel 1972 sotto il tunnel del Monte Bianco nel quale persero la vita 28 lavoratori del Mali diretti in Francia alla ricerca di un lavoro e di una vita più dignitosa, a far attivare le Nazioni Unite ad occuparsi delle condizioni dei lavoratori migranti. Nel 1979 l’Assemblea generale dell’ONU iniziava infatti ad attivarsi istituendo un’apposita Commissione competente sulle questioni e strategie nazionali per le migrazioni. L’obiettivo era quello di redigere una Convenzione che potesse includere le posizioni dei Paesi di provenienza dei flussi migratori, così come quelli di destinazione. È tale Commissione che elaborò in seguito la Convenzione.
Un dato alquanto sorprendente è il numero dei paesi che hanno ratificato tale Convenzione: 55 su 193 Stati membri, di cui 39 firme definitive. Ma ancora più singolare è che tra questi 55 non vi è neanche un paese europeo.
Qual è l’obiettivo primario per cui è stata elaborata la Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie? La promozione dei migranti non solo come lavoratori ma prima di tutto esseri umani. In tal senso la Convenzione non stipula diritti aggiuntivi o esclusivi per i migranti, ma garantisce la parità di trattamento e le stesse condizioni lavorative tra migranti e cittadini. È innovativa perché per la prima volta viene citato un livello minimo di protezione per i migranti, riconoscendo una maggiore legittimità di rivendicazione di diritti sia agli immigranti regolari che a quelli irregolari, seppur ovviamente definendo anche gli immigrati irregolari titolari di diritti fondamentali. Inoltre, la Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie richiama la tratta clandestina dei migranti, definita in precedenza nel Protocollo delle Nazioni Unite contro il traffico dei migranti.
Oggi Large Movements vuole celebrare la giornata dei migranti dando voce ad una storia che incarna i motivi ed i valori per cui il nostro progetto è stato creato. È una storia che rimuove i troppi numerosi luoghi comuni intorno alla figura del migrante. È una storia che fa comprendere la ricchezza del multiculturalismo, l’importanza di poter condividere visioni diverse all’interno di quello che rappresenta il foro di discussione e rappresentanza democratica per eccellenza: il Parlamento.
Ibrahim Omer è eritreo, da adolescente ha lasciato il suo paese a causa della guerra, che gli aveva impedito di realizzare i propri progetti personali e professionali. Durante il suo soggiorno in Sudan in uno dei campi profughi delle Nazioni Unite, ha lavorato come interprete, ruolo per il quale è stato accusato di spionaggio. Nel 2008 arriva in Nuova Zelanda grazie alla quota per i rifugiati, aggiornata lo scorso agosto. Nonostante le evidenti difficoltà economiche, si impegna nel riuscire a combinare la sua passione per lo studio della politica ed il lavoro. Inizia così a frequentare la facoltà di scienze politiche dell’Università di Wellington, dove otterrà un diploma nel 2016. Da questa formazione seguono una serie di esperienze lavorative nell’ambito delle politiche sociali. Lo scorso 17 ottobre ha raggiunto un traguardo che non avrebbe mai potuto realizzare senza i diritti che gli sono stati riconosciuti dal governo neozelandese ed un’ammirevole determinazione nel lottare contro il proprio destino. Ibrahim Omer è stato eletto deputato laborista nel Parlamento neozelandese. È il primo africano ad essere un rappresentante del popolo neozelandese, ed il secondo rifugiato a sedere in Parlamento.
Durante il discorso che ha tenuto in Parlamento ha raccontato il suo cammino da rifugiato, dando voce ad altre innumerevoli storie di persone costrette a fuggire dalla guerra e violenza nei loro paesi d’origini. “Lasciare tutto ciò che si ama di più: la famiglia, gli affetti ed i sogni e la lunga lista delle cose che volevo fare e di come volevo diventare”. Chi meglio di Omer può rappresentare i diritti sociali, mettendo in luce l’importanza di una società aperta ad accogliere chiunque possa arricchire.
“Sono eritreo, sono un figlio, un fratello, un amico, musulmano rifugiato ed un sindacalista attivista”. Si è presentato così Ibrahim Omer di fronte ad i suoi colleghi. Ed è proprio questo il messaggio che noi di Large Movements vogliamo condividere con tutti i nostri lettori in occasione della giornata che li celebra: i migranti sono persone come noi, con sogni, paure ed aspettative, con competenze e qualità che possono essere integrate nel nostro tessuto sociale facendo fare al progresso un gran bel passo in avanti.
La società civile europea e nordamericana dovrebbe prendere esempio dalla Nuova Zelanda perché l’effettiva inclusione sociale si realizza solo attraverso la partecipazione attiva di chiunque si trovi all’interno della propria società, solo così si potrà garantire che tutti gli interessi siano correttamente rappresentati.
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