Oggi ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti.
Questa giornata è stata proclamata nel 2015 con l’intento di onorare le vittime e sensibilizzare le popolazioni sulla pratica ancora diffusa di questo crimine che annienta la dignità delle donne e della comunità intera. La data è stata scelta in quanto giorno dell’adozione della risoluzione 1820 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 19 giugno 2008, con la quale la comunità internazionale si è fatta promotrice della campagna contro l’uso dello stupro come arma di guerra.
Con la successiva risoluzione 2331 (2016), il Consiglio di sicurezza ha ribadito la condanna nei confronti dello stupro di guerra, strumento di terrore sempre più frequentemente usato in contesti di estremismo violento, e si impegna a riconoscerne le vittime come pedine della tratta criminale transnazionale e vittime del terrorismo, quindi possibili beneficiarie di un ricorso ufficiale.
Riconoscimento internazionale del crimine contro l’umanità
La violenza sessuale consiste in un atto di potere in cui il colpevole va a violare fisicamente l’integrità della donna, che perde i propri diritti di fronte al gesto di oggettivazione a cui viene sottoposta. Il ricorso allo stupro contro le donne dello schieramento nemico ha, purtroppo, una storia lunga come quella del patriarcato, alla base delle società dell’antichità come di quelle odierne. La violenza sessuale è usata come arma per terrorizzare il nemico fin dalle società babilonesi e ha conosciuto una legittimazione ulteriore durante il Medioevo e nel periodo coloniale, restando una triste realtà dei conflitti odierni in tutto il mondo.
Solamente nel 2001 il Tribunale Internazionale ha riconosciuto il fenomeno, condannandone la pratica per la prima volta come crimine contro l’umanità. Più nel dettaglio, tre soldati serbo-bosniaci risultarono colpevoli di stupro nella brutale cornice del conflitto dell’ex Jugoslavia, quando decine di migliaia di donne musulmane furono violentate sistematicamente come parte della strategia di guerra volta ad eliminare la minoranza bosniaca.
Durante il genocidio delle popolazioni bosniache e croate, i serbi utilizzarono la violenza sessuale di massa non solo per umiliare ed annientare le donne delle comunità musulmane, ma anche per fecondarle, con l’intento di effettuare una mescolanza etnica volta a cancellare l’etnia nemica. Per assicurarsi che le gravidanze venissero portate a termine, furono istituiti dei veri e propri campi di stupro per controllare le donne incinte e torturare i prigionieri – anche uomini – con violenze sessuali e di ogni sorta.
Durante il conflitto serbo-bosniaco si sono registrati almeno 20 mila casi di violenze sessuali, con circa 2 mila gravidanze portate a termine, secondo i dati ufficialmente registrati e dunque inevitabilmente sottostimati. Purtroppo, questo episodio non è nuovo né isolato, ma acquista importanza in quanto per la prima volta l’uso della violenza sessuale nei conflitti viene condannato come crimine contro l’umanità.
La violenza sessuale nei conflitti del mondo
Con la decretazione dello stupro di guerra come crimine contro l’umanità, gli studiosi di tutto il mondo hanno iniziato a raccogliere informazioni sulla portata del fenomeno tra gli archivi, le testimonianze e gli atti relativi a vari conflitti contemporanei. Abbiamo già menzionato le gravi atrocità compiute nel conflitto serbo-bosniaco ai danni delle donne musulmane e croate. Ciò che emerge dalle ricerche, oltre al senso di omertà che nasconde la triste verità, è che nella grande maggioranza dei conflitti vengono registrati casi di stupro, come se fossero una conseguenza inevitabile della guerra.
Di seguito riportiamo un elenco non esaustivo dei conflitti contemporanei durante i quali è stato messo in atto l’atroce crimine dello stupro di guerra, con l’intento di dimostrare come questa pratica disumana sia purtroppo comune nei contesti di estrema violenza che si registrano nel mondo.
- Emergono casi di stupro sistematico ai danni delle donne armene nel genocidio contro questa popolazione, compiuto dalla Turchia nel 1915. Alle donne armene veniva infatti imposta la conversione all’Islam e dunque il matrimonio combinato, che implicava la perdita del marito – in caso non fossero già vedove – e dei figli. Quando queste si rifiutavano, avveniva la violenza.
- Si registrano stupri di massa anche durante la II Guerra Mondiale, realizzati soprattutto dalle potenze dell’Intesa ai danni degli Alleati durante l’occupazione dei loro territori: i francesi, gli americani, i giapponesi ed anche gli italiani si macchiarono di questo atroce crimine, che però non venne mai condannato ufficialmente dai processi internazionali che seguirono.
- L’uso dello stupro di massa è stato riportato durante le dittature latinoamericane, nonché in numerose guerre civili in Africa (ricordiamo la guerra civile in Sierra Leone tra il 1991 ed il 2002, e la seconda guerra civile liberiana conclusa nel 2003.
- Le atroci violenze che hanno caratterizzato il genocidio ai danni dell’etnia tutsi in Rwanda esplodono proprio ai danni di una donna, il Primo Ministro Agathe Uwilingyimana, e vengono estese alle donne dell’etnia tutsi senza distinzioni. Oltre 250mila donne vengono stuprate in appena 100 giorni: molte di queste sono risultate sieropositive in seguito alle violenze subite.
- Episodi di violenza sessuale sistematica vengono attualmente registrati nel contesto dell’incessante conflitto interno alla Repubblica Democratica del Congo.
- L’Iraq, durante il genocidio della popolazione Yazida iniziato nel 2014 per mano delle milizie dell’ISIS, ha registrato casi di stupri di massa ai danni delle donne e delle bambine di questa etnia. L’attivista Nadia Murad, denunciando gli episodi di pulizia etnica e di violenza alla comunità internazionale, ha contribuito ad accendere i riflettori su questa bestiale tattica di guerra.
- La pulizia etnica che i militari birmani stanno compiendo ai danni della popolazione Rohingya, minoranza musulmana nel Myanmar buddista, si sta macchiando negli anni di brutali atrocità. Tra queste, lo stupro e le violenze sessuali di gruppo sulle donne e sulle bambine, le mutilazioni e la schiavitù sessuale colpiscono decine di migliaia di donne Rohingya, distruggendone le vite. I numeri delle violenze non sono ufficiali poiché i Rohingya considerano lo stupro una vergogna per chi lo subisce, scoraggiando così la denuncia e la richiesta di aiuto da parte delle vittime.
Deboli provvedimenti per atroci conseguenze
Le conseguenze delle violenze sessuali continuano ben dopo la fine delle ostilità. I traumi psicologici e fisici delle vittime sono ferite che probabilmente non guariranno mai. Le gravidanze risultanti da tali atti danno alla vita bambini che sono figli del nemico, che ricorderanno per sempre alle madri il periodo della guerra, dell’occupazione, della violenza. In alcuni casi, soprattutto quelli legati ai genocidi di intere popolazioni, le nascite risultanti dallo stupro di massa contano quasi un’intera generazione.
L’impatto della violenza sessuale nel contesto dei conflitti è quindi enorme ed ancora non del tutto chiaro. Nonostante le risoluzioni degli ultimi anni, e l’apertura del dibattito pubblico su questa tattica di violenza estrema e sistematica, poco è stato fatto per fermare le violenze di questo tipo attualmente in atto e per punire i fautori di quelle passate. Questo perché l’omertà che avvolge questo tipo di violenze, legata anche ad ideologie culturali che associano la donna al ruolo di garante della purezza all’interno della società, ostacola un riconoscimento condiviso di impiego dello stupro come arma di guerra.
A tal proposito è fondamentale che i Paesi del mondo si impegnino attivamente a far sì che certi atti disumani e bestiali non vengano ripetuti e che le atrocità del passato vengano riconosciute. Solo così si può ricostruire una memoria storica condivisa ed impedire che l’uso dello stupro di massa dilani nuovamente intere comunità.
Noi di Large Movements condanniamo l’uso della violenza in ogni forma, soprattutto quella contro le persone più vulnerabili effettuata in contesti estremi come le guerre, i conflitti, i genocidi. In queste situazioni le leggi e le consuetudini che regolano la vita comune vengono meno e sfociano in violenza incontrollata nei confronti dell’”altro”. Che sia una nazione, una comunità, un’etnia, il nemico viene annientato nel momento in cui si colpisce la sfera materna, femminile, il nucleo domestico della società. Lo stupro di massa è dunque un’arma letale, un meccanismo brutale che distrugge la dignità umana, e che non dovrebbe esistere nelle dinamiche che regolano le società del mondo.
Fonti ed approfondimenti:
– C. Corradi, Il corpo della donna come luogo della guerra, Difesa Sociale, anno LXXXXVI, num 2/07. https://www.academia.edu/39215080/Il_corpo_della_donna_come_luogo_della_guerra
– M. Flores, Stupri di guerra. La violenza di massa contro le donne nel Novecento, Franco Angeli Editore, 2010
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- Elena Di Diohttps://www.normativa.largemovements.it/author/elena-didio/
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