Refugee Not Welcome: sistema di accoglienza nei paesi di Visegrad

Per il secondo appuntamento di Refugee Not Welcome parleremo del gruppo Visegrad o V4, il gruppo composto da Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, e del suo rapporto con l’Unione Europea riguardo le politiche migratorie.

Prima di iniziare, qualche accenno storico: il gruppo nacque nel 1991 a Visegrad, città ungherese, quando i vertici dei quattro paesi, allora tre poiché le Repubbliche ceca e slovacca erano ancora unite nella Cecoslovacchia, decisero di stipulare un’alleanza politica, economica, culturale, energetica e militare in vista di una futura collaborazione con l’Unione Europea. Il loro ingresso è stato ufficializzato nel 2004 con l’allargamento ad est dell’UE più importante in termini di numero di nuovi stati e popolazione interessata.  I quattro paesi  si definiscono anche “blocco di Visegrad”,  per la loro situazione storico-politica  che per decenni ha favorito la convergenza verso obiettivi comuni. Sul piano politico, dal 1999 il gruppo ha assunto un’identità quasi unitaria che è rimasta costante nel tempo soprattutto per quanto riguarda la battaglia contro l’immigrazione clandestina, tematica diventata preponderante a partire dal 2011 con la crisi libica e quella siriana del 2015. Il gruppo Visegrad ha assunto una posizione comune sulle tematiche legate alla protezione dei richiedenti asilo e dell’immigrazione, manifestando una profonda ostilità nei confronti del sistema europeo comune di asilo (CEAS) e della sua potenziale riforma, tali problematiche hanno portato ad un aspro scontro con i vertici di Bruxelles.

In generale, va sottolineato che i paesi del V4  affrontano le tematiche dell’immigrazione da un periodo relativamente breve, parliamo di poco più di un decennio, al contrario del fenomeno emigratorio di cui hanno maggiore esperienza. Andiamo ora a dare un’occhiata più da vicino ai loro sistemi di immigrazione ed accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo.

1.  Repubblica ceca

Il sistema di accoglienza ceco è gestito dal Dipartimento per la Politica di Asilo e Immigrazione del Ministero degli Interni  e conta diversi centri di accoglienza e campi per rifugiati dislocati in varie parti del paese. Il testo normativo di riferimento è il Migration Policy Strategy of the Czech Republic  adottato nel 2015, con cui sono stati introdotti gli elementi cardine della politica migratoria. Tale normativa è pensata per delineare un approccio complessivo del paese alla migrazione e all’integrazione. Il principale obiettivo della Migration Policy Strategy è quello di promuovere un’immigrazione legale, sicura e regolamentata. Sono sette i principi cardine individuati dal testo: la sicurezza, l’integrazione degli stranieri, l’immigrazione clandestina e la politica di rimpatrio, la protezione internazionale (asilo), la dimensione esterna della migrazione, migrazione legale, libera circolazione delle persone nel quadro dell’Unione europea e dello spazio Schengen e interconnessione con le politiche comuni dell’Unione europea. I principi sono ulteriormente elaborati nel testo in relazione agli obiettivi prefissati che il governo vuole raggiungere in materia di migrazione a livello nazionale ed europeo. L’ iter normativo è standardizzato: la presentazione della domanda deve avvenire presso il Ministero dell’Interno ceco o l’Ufficio per le migrazioni. A valutare le domande di asilo è sempre il Dipartimento di Asilo e Migrazione.

Il governo ceco ha adottato una politica di dura attenzione verso i richiedenti asilo, imponendo restrizioni sulle prestazioni sociali che possono ricevere e rendendo più difficile per loro ottenere il permesso di soggiorno nel paese. Quest’ultimo si può richiedere solo dopo aver vissuto continuativamente nel territorio Ceco per 5 anni. Secondo la legge ceca sull’assistenza sociale 589/1992, i richiedenti asilo non hanno diritto ad alcuna forma di assistenza sociale fino al riconoscimento ufficiale dello status di rifugiato. Inoltre, ai richiedenti asilo è vietato di lavorare nei primi nove mesi dalla presentazione della domanda di asilo. Dopo questo periodo, possono richiedere un permesso di lavoro, ma solo se soddisfano determinati requisiti, come il possesso di una qualifica professionale specifica e la disponibilità di posti di lavoro vacanti.

2. Ungheria

L’istituzione che si occupa di asilo in Ungheria è l ‘Autorità per l’Immigrazione e l’Asilo (Országos Idegenrendészeti Főigazgatóság o IAA) incaricata di gestire i centri di accoglienza distribuiti sul territorio. Fondata nel 2013, le principali responsabilità dell’IAA includono il controllo delle frontiere, la gestione dei centri di accoglienza per i migranti e la valutazione delle richieste di asilo. L’agenzia lavora in stretta collaborazione con la polizia e altre agenzie per garantire la sicurezza nazionale .Le leggi sull’immigrazione di riferimento sono contenute principalmente nell’ Immigration and Asylum Act del 2007. La legge prevede anche che l’entrata non autorizzata sul territorio ungherese possa essere soggetta a procedimenti penali. Il procedimento per la richiesta d’asilo coinvolge vari ministeri e organizzazioni, tra cui lo stesso IAA, il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri e del Commercio e altri enti che si occupano di questioni di integrazione e di assistenza a migranti e ai rifugiati.

 In Ungheria, il governo ha adottato una politica restrittiva sull’immigrazione con l’obiettivo dichiarato di proteggere la sicurezza nazionale e la cultura ungherese.   L’approccio anti-immigrazione si è ufficialmente instaurato nel 2015, con la costruzione di un vero e proprio muro lungo il confine con la Serbia per impedire l’accesso ai migranti.  Il contesto in cui ci muoviamo è quello di un paese in cui dal 2015 vige uno “stato di emergenza” dovuto all’immigrazione di massa che di fatto comporta l’autorizzazione per la polizia a effettuare respingimenti al confine senza attenersi a provvedimenti o effettuare verifiche. In ultima analisi, tale approccio risulta un mezzo con cui l’Ungheria decide deliberatamente di non applicare alcune disposizioni del diritto dell’UE in materia di asilo.      

3. Polonia

 I procedimenti per le richieste d’asilo sono sottomessi all’Ufficio per gli Stranieri, il Ministero dell’Interno e l’Agenzia Centrale per l’Accoglienza dei Richiedenti Asilo. La  Polonia ha adottato politiche migratorie molto restrittive negli ultimi anni, che hanno suscitato molte critiche da parte di organismi internazionali per i diritti umani. Ne sono un esempio i fatti del 2021 al confine con la Bielorussia, un’ennesima dimostrazione di come la politica di Varsavia continui a cavalcare l’onda della condizione emergenziale per fini prettamente economici.

Anche il governo polacco si distingue per una politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione, con l’obiettivo di proteggere la nazione e la cultura polacca. Tale volontà emerge dalla Legge sull’immigrazione del 2003, che regola le condizioni per l’ingresso, il soggiorno e l’asilo dei migranti e che ammette la revoca dei permessi di soggiorno, ad esempio per motivi di “sicurezza nazionale”. Al contrario dei suoi vicini, la Polonia aveva inizialmente accettato di accogliere un numero limitato di richiedenti asilo nell’ambito del programma di ricollocazione dell’Unione europea del 2015, successivamente però ha optato per interrompere la partecipazione al programma. Questo è stato introdotto in risposta alla crisi dei rifugiati in Europa e mirava a ricollocare 160.000 migranti provenienti da Italia e Grecia in altri paesi dell’UE entro settembre 2017. Nell’attuazione delle due direttive approvate dal Consiglio sono stati riscontrati diversi ostacoli, tra cui la resistenza di alcuni paesi dell’UE a prendere in carico i migranti. Tuttavia, alcuni paesi hanno partecipato attivamente al programma e hanno accolto un grande numero di migranti, tra cui Germania, Francia, Svezia, Austria e Paesi Bassi.

Il programma di ricollocamento è stato esteso fino al 2018, ma alla fine non è stato in grado di raggiungere l’obiettivo di ricollocare tutti i migranti. Secondo i dati dell’UE, alla fine del 2017, solo circa 35.000 migranti erano stati ricollocati.

Nonostante le difficoltà incontrate, il programma di ricollocamento dei migranti dell’UE del 2015 ha rappresentato un tentativo importante dell’UE di affrontare la crisi dei rifugiati e di solidarizzare con i paesi che stavano affrontando un alto flusso di migranti.

4. Slovacchia

La Slovacchia ha adottato politiche dure in materia di immigrazione, tra cui l’introduzione di restrizioni all’accesso alle prestazioni sociali per i migranti e la limitazione dei permessi di soggiorno temporanei, solo negli ultimi anni. Nonostante i numeri relativamente bassi di richiedenti asilo, la Slovacchia presenta comunque un quadro legale per l’immigrazione integrale e aggiornato, dove il provvedimento principale è lAtto n. 404/2011. Si tratta di un atto legislativo generico che regola l’ingresso, il soggiorno e l’espulsione dei cittadini stranieri nel paese e che prevede politiche relativamente rigorose in materia di immigrazione. Tra le caratteristiche in rilievo si possono citare misure rigorose per il controllo delle frontiere e la sorveglianza, al fine di prevenire l’ingresso illegale nel paese, che può comportare controlli più intensi ai punti di ingresso e restrizioni più severe sull’ingresso di cittadini stranieri, e lo strumento di “espulsione rapida” che autorizza l’espulsione dei cittadini stranieri che violano le leggi sull’immigrazione o che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale o l’ordine pubblico. Per quanto riguarda l’iter procedurale per la domanda di asilo, essa coinvolge il Dipartimento di Asilo e Migrazione del Ministero dell’Interno.

La Slovacchia ha partecipato al programma di reinsediamento e ricollocazione dell’Unione e ha costituito una piccola eccezione nel panorama Visegrad pur avendo ricollocato una cifra iniqua di richiedenti asilo come dimostrano gli aggiornamenti della Commissione pubblicati durante il periodo in cui le decisioni erano in vigore.

In conclusione, se si può dire che in passato il V4 rappresentava speranza e ottimismo  per l’Unione Europea per quanto concerne l’allargamento a Est, oggi il gruppo Visegrad è uno dei nervi scoperti più problematici dell’Unione e probabilmente sintomo delle contraddizioni intraeuropee. Con gli anni, infatti, si è verificato un distacco tra le necessità di Visegrad e dell’Europa centrale, acuito da una recrudescenza progressiva di posizioni conservatrici e nazionaliste. I Governi slovacco e ungherese sono addirittura intervenuti a fine 2015 con un ricorso per annullamento davanti alla giustizia europea per contestare il sistema delle quote.   Tuttavia, la Corte di Lussemburgo ha rilevato la piena legittimità della decisione del Consiglio e la coerenza della stessa con i principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra i Paesi UE ai fini di una partecipazione equilibrata di tutti gli Stati membri allo sforzo comune.

Secondo il fronte Visegrad, ma anche secondo molti a Bruxelles, la questione migratoria deve essere risolta con misure volte a “esternalizzare i confini”, prevedendo un intervento focalizzato nei paesi d’origine e al contempo, per ovviare alle difficoltà già note all’Europa, rinforzare le frontiere esterne dell’Unione, privilegiando una strategia mirante a impedire l’accesso. Questo approccio mette a rischio migranti e rifugiati che continuano ad essere percepiti dai cittadini dei V4 come una minaccia. Così come visto per altri membri dell’Unione, per il blocco di Visegrad l’immigrazione rimane una delle sfide più impegnative e che l’Europa dovrà affrontare soprattutto sul piano politico e normativo.

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FONTI:

https://hal.science/hal-03240886/document

https://www.mvcr.cz/mvcren/article/migration.aspx?q=Y2hudW09Ng%3d%3d

https://www.mvcr.cz/mvcren/article/third-country-nationals-permanent-residence.aspx?q=Y2hudW09Mg%3D%3D#:~:text=After%205%20years%20of%20continuous%20residence%20in%20the%20Czech%20Republic,residence%20permit%20unless%20otherwise%20provided.

http://oif.gov.hu/index.php?option=com_k2&view=item&id=1728:orszagos-idegenrendeszeti-foigazgatosag-kozlemenye&lang=hu

https://www.unhcr.org/cz/wp-content/uploads/sites/20/2019/03/letak_01_ENG-asylum-procedure.pdf

https://help.unhcr.org/hungary/how-to-seek-asylum/#:~:text=If%20you%20are%20an%20asylum,time%20of%208%20months)%3B

https://help.unhcr.org/hungary/statuses/

https://asylumineurope.org/wp-content/uploads/2016/02/report-download_aida_hu_update.iv__0.pdf

https://www.boell.de/sites/default/files/2015-focus-on-hungary_refugees_asylum_migration.pdf

https://ec.europa.eu/employment_social/empl_portal/SSRinEU/Your%20social%20security%20rights%20in%20Czech%20Republic_it.pdf

Martina Padua

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