Grazie La Russa! Almeno (forse) ora parliamo del referendum

Ignazio La Russa sorride con fascicoli istituzionali in mano davanti a uno sfondo colorato con scritte sul referendum 2025 e una freccia in un labirinto. L'immagine illustra il paradosso tra istituzioni e astensionismo.

Il caso La Russa e il ritorno del referendum

Il 9 maggio, durante un evento di Fratelli d’Italia, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, riferendosi al referendum dell’8 e 9 giugno, ha dichiarato: “Io continuo a dire che ci penso però di una cosa sono sicuro: farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa, poi io magari vado a votare…”

La Russa è la seconda carica dello Stato, subito dopo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma continua a confondere il suo ruolo istituzionale con quello di uomo di partito.

È vero che, a differenza del Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato può restare iscritto a un partito, ma non esiste un confine chiaro tra il suo ruolo istituzionale e quello politico, specie in eventi pubblici.

Di conseguenza, i cittadini non riescono a distinguere i due “ruoli” di La Russa, specialmente in contesti pubblici come le convention di partito. La sua pretesa di cambiare tono a seconda del contesto appare quantomeno ambigua.

Il sostegno di Tajani e il riferimento al referendum sulle trivelle

Ma La Russa non è il solo: il suo invito all’astensione segue quello del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che il 5 maggio su X ha citato una vecchia intervista, pubblicata nel 2016 su Repubblica, del Presidente Giorgio Napolitano sul referendum sulle trivelle, per legittimare la scelta dell’astensionismo. Vale la pena soffermarsi sulle due grandi differenze, che sembrano sfuggire a Tajani, tra quel referendum e quelli che andremo a votare: i temi oggetto dei quesiti e il crescente astensionismo.

Il tema toccato in quel referendum, sebbene comunque molto importante, andava ad impattare molto meno sulla vita di tutti i giorni di migliaia di cittadini italiani e di persone che dovrebbero esserlo ma che ancora non hanno accesso alla cittadinanza.

Se nel 2016 si trattava di una questione relativa allo sfruttamento economico delle trivellazioni in mare, in questo caso si tratta di modifiche di norme che negli ultimi anni hanno contribuito all’aumento della precarietà lavorativa e dell’insicurezza sul lavoro nonché di norme che stanno di fatto impedendo l’effettivo riconoscimento dei diritti sanciti dall’art. 3 della Costituzioni per tutti i cittadini “senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione(…)”.

Astensionismo in Italia: un problema strutturale

Perché oggi in Italia così tante persone scelgono di non votare?

I motivi sono vari ma i dati ci dicono che la percentuale di affluenza alle urne nelle elezioni politiche del 2013 era stata del 75% mentre quella del 2022 era del 63%, confermando un trend negativo e sempre più diffuso di astensionismo che ha avuto inizio dal 1992.

Se queste sono le percentuali relative alle elezioni nazionali, quelle per i vari referendum sono di gran lunga più drammatiche. È noto che in Italia esiste da anni un forte disinteresse e sfiducia verso la politica, con un’affluenza che continua a calare.

Però forse dovremmo chiederci quanto il messaggio rischia di avere effetti devastanti.

Se a legittimare l’astensione è chi dovrebbe difendere la democrazia, infatti, potrebbe calare ancor di più l’affluenza e si potrebbe creare un distacco sempre maggiore delle persone dalla partecipazione politica.

Se la percentuale del 75% era comunque preoccupante ma ancora abbastanza rappresentativa della maggioranza della popolazione italiana, quella del 63% è ridotta all’osso ed un endorsment di questo tipo potrebbe portare ad una ancor più drastica diminuzione, tanto che il voto potrebbe non essere più rappresentativo della vera volontà popolare.

Giorgia Meloni e il silenzio dei media sul referendum

E Giorgia che dice? La Presidente del Consiglio non ha parlato apertamente di astensione, ma secondo la stampa, Fratelli d’Italia avrebbe diffuso un documento interno che invita i suoi esponenti a non votare.

Queste dichiarazioni hanno scatenato polemiche.

Per fortuna, verrebbe da dire, visto il silenzio imbarazzante dei telegiornali e dei talk show della tv pubblica. Quasi nessun dibattito in tv per esporre le ragioni del “sì” e del “no” è stato organizzato, come è sempre stata prassi in questi casi. Gli appelli al voto si trovano quasi solo sui social, in radio o in qualche evento di piazza.

Giorgia Meloni in primo piano su uno schermo televisivo vintage con la scritta distorta “segnale assente”, a simboleggiare il silenzio del governo e dei media sul referendum 2025.

Il paradosso: senza polemica, nessuna informazione

Paradossalmente, grazie a La Russa & Co., negli ultimi giorni almeno si è iniziato a parlare del referendum, anche se manca meno di un mese al voto.

Se non altro il servizio pubblico non ha esitato a rilanciare le dichiarazioni del Presidente del Senato!

In ogni caso, l’astensionismo non è un reato, ma l’articolo 48 della Costituzione dice chiaramente che il voto è “l’esercizio di un dovere civico” e non un semplice diritto, come sostenuto invece dalla maggioranza.

Appare necessario, data la confusione che alcuni esponenti del governo stanno creando (volutamente o perché veramente ignari della differenza) sul tema, ripassare cosa si intende per “dovere civico.

Questo è un obbligo che tutti i cittadini dovrebbero assolvere, indipendentemente dalla paura di sanzioni, per vivere in una società che possa definirsi davvero civile. Il disimpegno elettorale, quindi, deve essere considerato un atteggiamento contrario al ruolo sociale e civile, prerogativa e dovere di ogni cittadino.

Ma perché è importante andare a votare?

Quello che più è importante capire è che non votare significa delegare ad altri le proprie scelte. Significa che si deve andare a votare ad un referendum anche se si è contrari allo stesso, in quel caso per manifestare il proprio dissenso e far arrivare un messaggio chiaro alla classe politica.

Anzi, chi è contrario ai quesiti referendari dovrebbe far sentire la propria voce ancor più potentemente di chi ha promosso il referendum. Questo sarebbe un vero esercizio di democrazia, come la nostra Costituzione prevede ed incentiva da sempre.

Al contrario astenersi fa capire che di quel tema non ti interessa ma, come dice Geppi Cucciari, “se te fai sempre ***I FATTI TUOI***, comunque prima o poi qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo: su cose piccole, medie e grandi”.

E quando sono in pochi a prendere decisioni che impattano su molti, siamo in un regime oligarchico di fatto e non più democratico.

Le parole del Presidente della Repubblica sul voto

Come sempre più spesso in questi ultimi anni, ultimo baluardo reale di democrazia sembra rimanere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e vale quindi la pena ricordarci tutte e tutti del suo discorso pronunciato durante le celebrazioni del 25 Aprile.

In quell’occasione ha ricordato a tutti che il voto e la partecipazione politica sono la base della nostra democrazia e della nostra libertà e ha chiesto a tutti di lavorare per contrastare l’astensionismo grandissimo che c’è e che è segno della crisi della nostra democrazia.

Forse i nostri attuali esponenti della maggioranza non sono stati troppo attenti ma noi abbiamo il dovere morale e civico di non ignorare queste parole e di presentarci alle urne, indipendentemente da quale sia la nostra opinione sui vari quesiti.

Quindi cosa possiamo fare tutte e tutti concretamente?

Informarci in autonomia, parlarne a quante più persone conosciamo così da essere sicuri che la notizia arrivi a chiunque e l’8-9 giugno andare assolutamente a votare: è più importante di quanto la nostra classe politica ed i nostri media ci stanno facendo capire.

Non possiamo più permetterci di delegare ad altri le scelte sulle nostre vite!

Mano che inserisce una scheda con freccia nera in un’urna bianca. Sopra, la scritta in maiuscolo “Informati sul voto”. Immagine simbolica per sensibilizzare sull'importanza del referendum 2025.

📦 COSA SI VOTA L’8 E 9 GIUGNO 2025

📌 In occasione del referendum abrogativo promosso da CGIL, dalla Rete “Referendum di Cittadinanza” e dalla Campagna “Dalla Parte Giusta della Storia” siamo chiamati ad esprimerci su 5 quesiti referendari.

Vediamo insieme brevemente su cosa siamo chiamati a votare:

🟥 1. Abrogazione del contratto di lavoro a tutele crescenti

Vuoi abrogare la norma che impedisce a chi è stato licenziato illegittimamente dall’azienda di rientrare nel luogo di lavoro, avendo diritto solo ad un indennizzo economico?

✅ SÌ: torna la possibilità di rientrare in azienda qualora il giudice dichiari illegittimo il licenziamento.

❌ NO: rimane il solo obbligo di ristoro economico ma il lavoratore non può rientrare nel luogo di lavoro.

🟧 2. Aumento delle tutele per i dipendenti delle piccole imprese

Vuoi abrogare la norma che stabilisce un tetto massimo di 6 mensilità per il ristoro economico nel caso di licenziamento illegittimo di lavoratori di aziende con meno di 16 dipendenti?

✅ SÌ: sarà il giudice, qualora dichiarasse il licenziamento illegittimo, a stabilire l’importo dell’indennizzo.

❌ NO: il tetto massimo del ristoro economico nel caso di licenziamento illegittimo di dipendenti delle piccole imprese rimane pari a 6 mensilità.

🟨 3. Reintroduzione delle causali per i contratti a tempo determinato

Vuoi abrogare la norma che non prevede alcuna limitazione per l’impiego di contratti a termine fino a 12 mesi?

✅ SÌ: i datori di lavoro saranno obbligati ad inserire causali specifiche (ad esempio lavoro stagionale o sostituzione per maternità) per giustificare il ricorso ad un contratto a tempo determinato fino ad un massimo di 12 mesi, limitando il precariato.

❌ NO: l’obbligo di inserimento delle causali da parte del datore di lavoro per il ricorso al contratto a tempo determinato rimane solo nel caso di rinnovo a 24 mesi.

🟩 4. Ampliamento della sicurezza sul lavoro

Vuoi abrogare la norma che, in caso di incidente sul lavoro durante l’esecuzione di un contratto di appalto o subappalto, ritiene responsabile solo l’impresa che ha eseguito direttamente il lavoro?

✅ SÌ: la responsabilità dell’incidente è estesa anche alla ditta che ha affidato l’appalto, che risponderà dell’infortunio in solido con l’impresa che ha eseguito il lavoro.

❌ NO: unica responsabile dell’incidente, e quindi l’unica obbligata al risarcimento del danno, rimane l’impresa che direttamente ha eseguito il lavoro.

🟦 5. Riconoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri e contrazione del requisito di permanenza stabile in Italia per la richiesta di cittadinanza dei maggiorenni

Ferme restando tutte le altre condizioni obbligatorie, vuoi modificare il requisito della permanenza stabile in Italia per 10 anni degli stranieri maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza italiana ed ampliare la stessa anche ai loro figli minorenni nati e cresciuti in Italia?

✅ SÌ: lo straniero maggiorenne, in possesso di tutti gli altri requisiti obbligatori per legge, che risiede stabilmente in Italia da 5 anni potrà richiedere la cittadinanza e questa verrà riconosciuta automaticamente anche ai suoi figli minorenni nati e cresciuti nel nostro Paese

❌ NO: lo straniero maggiorenne, in possesso di tutti gli altri requisiti obbligatori per legge, dovrà risiedere stabilmente in Italia per 10 anni prima di presentare richiesta ed i suoi figli dovranno aspettare la maggiore età e dimostrare di possedere tutti gli altri requisiti prima di poter avanzare la domanda di cittadinanza

Per saperne di più, visitate i seguenti link:

Sito dedicato della CGIL con testo e spiegazioni puntuali dei vari quesiti: Referendum 2025, urne aperte 8 e 9 giugno. Su cosa si vota e perché

Rete Referendum di Cittadinanza: Instagram

Campagna Dalla Parte giusta della Storia: Instagram


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