In Grecia qualche settimana fa è stata emanata una sentenza nei confronti di Alba Dorata – partito greco ed organizzazione criminale di estrema destra, di orientamento nazionalista, metaxista ed euroscettico – che ha reso evidente che il problema del razzismo in Europa è ancora ben radicato ed è spesso collegabile ad ambienti di estrema destra.
L’attuale nuova ondata di populismo e di nazionalismo infatti, ha travolto – anche se in diversa misura – tutti gli Stati Europei e non solo, riportando alle “luci della ribalta” partiti che si credevano ormai appartenenti al secolo scorso. Nell’ultimo decennio invece, questi partiti sono cresciuti fino ad ottenere posti nei vari parlamenti – e talvolta all’interno delle compagini governative – nazionali andando ad alimentare una politica dell’odio, trovando terreno fertile per via del periodo di crisi globale che la società occidentale sta attraversando.
Alba Dorata, replicando l’esperienza che altri partiti nazionalisti avevano già intrapreso in altri paesi Europei, aveva iniziato la sua attività forte di un consenso dal basso molto ampio fino. Nel periodo 2010-2015 il numero dei suoi iscritti è cresciuto esponenzialmente fino ad arrivare ad ottenere il 9% dei voti alle elezioni del 2014. La ragione dietro a questa enorme e rapida crescita di consensi all’interno della popolazione greca è da trovarsi nella drammatica situazione economica nella quale versa la Grecia da anni e che ha acuito e diffuso un grande senso di insoddisfazione tra i greci. Alba Dorata ha fatto leva su queste frustrazioni per far radicare il concetto che la colpa del collasso economico Greco è da attribuire esclusivamente alla presenza dei migranti ed alla politica di sostituzione etnica che, a detta degli esponenti più attivi del partito, sarebbe promossa dall’Unione Europea e dai governi dei suoi Paesi Membri.
Riflessioni
Pur se la sentenza del 7 ottobre 2020 è sicuramente da annoverarsi tra le sentenze storiche del nuovo millennio, rappresentando una prova di democrazia molto importante, per poter definire davvero una linea di separazione netta e prendere davvero le distanze da queste ideologie, la stessa dovrebbe essere seguita da altre emesse da altri tribunali degli altri paesi membri nei quali operano gruppi come questo.
La nascita di sempre nuovi gruppi o partiti politici di ultradestra in tutto il mondo occidentale infatti, è ulteriormente acuita dal clima teso nel quale viviamo attualmente a causa della situazione economica e sanitaria. La politica odierna inoltre, risulta essere sempre più distante dal popolo mal interpretando la situazione e, consequenzialmente, dimostrandosi del tutto incapace di adottare misure efficaci per far uscire dalla crisi socio-economica che affligge la propria popolazione. In un clima del genere, la retorica nazional-populista trova terreno fertile.
I fatti
La sentenza contro Alba Dorata si basa sull’esito dell’accurato lavoro di Dimitris Psarras – il giornalista reporter greco che per circa 10 anni ha svolto delle indagini accuratissime e raccolto prove inoppugnabili. Alla luce delle sue investigazioni infatti, è emerso che già nel 2013 Alba Dorata si era resa macchiata dell’omicidio di Pavlos Fyssas – rapper e attivista in arte Killah P -, “colpevole” secondo i vertici dell’organizzazione, di aver denunciato la violenza di Alba Dorata con le sue rime. Proprio questo evento aveva svelato la vera natura di Alba Dorata: un’organizzazione criminale a tutti gli effetti, ben organizzata e ben “coperta”.
Dopo l’omicidio Killah P poi, Alba Dorata si è resa responsabile di altri due tentati omicidi avvenuti nel Pireo: uno è l’aggressione notturna avvenuta ai danni di alcuni pescatori egiziani all’interno delle loro abitazioni e l’altro è stato perpetrato ai danni di alcuni ragazzi di sinistra che stavano attaccando alcuni manifesti di opinione.
La sentenza e le reazioni
La sentenza è arrivata dopo molti anni e dopo 5 anni e mezzo di dure e lunghe battaglie che hanno portato però, al risultato sperato: Alba Dorata è stata dichiarata un’organizzazione criminale e 72 persone tra leader e membri della stessa sono state condannate. Tra questi si annoverano anche 18 ex parlamentari, condannati anche loro per essere stati membri attivi di un’organizzazione criminale che perpetrava atti persecutori ai danni di migranti ed oppositori politici. Tra i condannati vi è anche Giorgios Roupakias, riconosciuto essere l’assassino materiale di Killa P., il quale, pur se attualmente rischia l’ergastolo, ha affermato in aula “è semplice omicidio perché la fate tanto lunga?”. Alla lettura della sentenza era presente anche la madre di Fyssas che, ascoltato il verdetto, ha affermato “Pavlo mio, ce l’hai fatta”.
Un’altra voce importante al fianco della madre del rapper attivista è stata quella dell’ex premier Tsipras che ha commentato così il verdetto:
Oggi ci assumiamo una parte del peso per la democrazia e la dignità che Magda Fyssa ha dovuto portare da sola per sette anni. Nella coscienza del popolo greco, Alba Dorata è un gruppo criminale e andrà nella pattumiera della storia.
A fare da eco all’ex premier c’è anche la presidente Ekaterina Sakellaropoulou che ha affermato che solo grazie alla democrazia e alle istituzioni si può combattere gli estremismi politici. Anche l’attuale premier Kyriakos Mitsotakis (centro destra) ha affermato “La democrazia oggi ha vinto, spetta a noi farla trionfare tutti i giorni”.
Al momento della lettura della sentenza definitiva in strada si sono riversati molti gruppi di neonazisti greci e/o gruppi a questi correlati. Sono quindi seguiti scontri con le forze dell’ordine che presidiavano il tribunale in sua difesa. Durante la notte questi gruppi hanno organizzato fiaccolate – in cui tutti i partecipanti indossavano caschi e passamontagna – in supporto ad Alba Dorata sventolando per tutta la città bandiere nere con un cerchio rosso ed al centro un simbolo che avrebbe dovuto raffigurare il meandro di Rodi, palese e mal celato tentativo di mascherare una svastica. Tra gli slogan più urlati nel corteo c’erano “Popolo. Esercito. Nazionalismo” oppure “Sangue. Onore. Alba Dorata”. I numeri di coloro che hanno preso parte a queste sfilate di supporto, sono ancora pericolosamente troppo alti per un paese che si definisce civile e democratico.
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