20 Dicembre 2020: 15esima Giornata internazionale della solidarietà umana

Giornata internazionale solidarietà 2020

Il 20 dicembre si celebra la Giornata internazionale della solidarietà umana, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 con la Risoluzione 60/209. La risoluzione  identifica la solidarietà come uno dei valori fondamentali e universali che dovrebbero essere alla base delle relazioni tra i popoli con il fine di ricercare soluzioni globali e cooperare su obiettivi comuni al fine di costruire un futuro più sicuro e prospero per tutti.

Il 2020 è stato certamente un anno molto complicato ed è stato definito come “l’anno della paura nera”. La pandemia da COVID-19 ha avuto e avrà ripercussioni sulla nostra vita e la nostra economia ma anche sulla politica internazionale, la povertà, la fame, la parità di genere, la riduzione delle disuguaglianze o la lotta al cambiamento climatico. Ad oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive nella paura a causa dell’ignoto e in molti si domandano che futuro abbiamo davanti a noi. In questa giornata prossima alla fine del 2020 occorre riflettere sull’anno che sta per passare.

Il mondo prima della Notte: l’era pre-COVID

Lo scenario globale in cui viviamo è sicuramente complesso e durante l’anno abbiamo iniziato a distinguere tra un’era “pre-COVID” e un’era “post-COVID”. Per quanto riguarda alcuni degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile la situazione era già complicata e la pandemia di certo non ha aiutato, anche laddove si sono registrati dei timidi miglioramenti. Prima dell’avvento del COVID il mondo era completamente “fuori strada” per porre fine alla povertà entro il 2030. I giovani lavoratori avevano il doppio delle probabilità di vivere in condizioni di estrema povertà rispetto ai lavoratori più anziani e 4 miliardi di persone nel mondo non beneficiavano di alcuna forma di protezione sociale. L’insicurezza alimentare era in aumento e si contavano 144 milioni di bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione cronica (stunting) e 47 milioni da malnutrizione acuta (wasting). L’equità di genere non era ancora stata raggiunta e molte donne nel mondo erano costrette al matrimonio forzato, pratica che in Yemen è stata utilizzata come strategia di sopravvivenza e per pagare i debiti. Nel corso del 2019 inoltre la comunità globale si è allontanata dagli impegni necessari per invertire il trend della crisi climatica e quell’anno verrà ricordato come il secondo anno più caldo della storia.

Lo spartiacque pandemico

Il COVID ha segnato uno spartiacque storico e tutte le problematiche di cui abbiamo accennato sopra hanno risentito profondamente della pandemia. La “crisi coronavirus” ha rappresentato la prima causa di aumento della povertà globale dell’ultimo ventennio, spingendo 71 milioni di persone verso la povertà estrema nel solo 2020. La pandemia inoltre ha rappresentato un’ulteriore minaccia per i sistemi alimentari dei paesi in via di sviluppo ed è stata accompagnata da conflitti, invasioni di locuste e shock climatici. Questi fattori hanno colpito duramente i piccoli agricoltori dei paesi in via di sviluppo che hanno visto diminuire la propria produzione tra il 40% e l’85%. Questa problematica ha un notevole impatto nella vita dei paesi in via di sviluppo e si somma alle vicende politiche dei singoli paesi – a tal proposito sono di recente memoria le proteste dei contadini in India. Il 2020, inoltre, verrà ricordato come l’anno del lockdown e come l’anno in cui queste misure ci hanno tenuto lontano dai nostri cari. Questo periodo di estremo isolamento però, ha significato anche altro: l’aumento per le donne dei rischi di violenze fisiche, sessuali e psicologiche. Il dato è terribile: in alcuni paesi le violenze domestiche sono aumentate del 30%.

Una piccola nota positiva si può ritrovare nel calo del 6% delle emissioni di gas serra nel corso del 2020. Nota che però non promette di diventare una “bellissima sinfonia” in quanto, nonostante si stiano compiendo dei passi più consistenti verso la transizione energetica, gli investimenti in combustibili fossili continuano ad essere altissimi e si teme un aumento dell’utilizzo di quest’ultimi per stimolare la crescita economica nel tentativo di riprendersi dagli effetti socio-economici della pandemia. In questo modo, quella piccola nota positiva rischierebbe di diventare una terribile nota stonata poiché il cambiamento climatico continua ad inasprire i propri effetti, facendo aumentare la frequenza e la gravità di disastri naturali come incendi, siccità, uragani e inondazioni. I disastri naturali nel 2020 hanno acuito la povertà causando 24 miliardi di perdite economiche dirette, uno degli ultimi casi è il tifone Goni che ha colpito le filippine.

Ripartire dalla solidarietà umana

Nel 2020 sentimenti come paura, ansia e preoccupazione sono all’ordine del giorno in quanto l’impatto della crisi è stato senza precedenti per quanto riguarda la portata e la scala. Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare di dover vivere una pandemia ma occorre ricordare che il COVID-19 non ha colpito tutti i paesi e tutte le persone allo stesso modo. La pandemia ha sprigionato tutta la sua violenza su gruppi vulnerabili come anziani, persone con disabilità, bambini, donne, migranti e rifugiati.

Noi di Large Movements crediamo che occorra ripartire dalla solidarietà reciproca all’interno di una comunità globale al fine di comprendere la paura e affrontarla creando un legame tra i singoli stati e tra gli individui. Ci troviamo davanti a un futuro tutto da scrivere e la solidarietà insieme alla responsabilità possono rappresentare uno strumento per contrastare le contraddizioni di un sistema economico (che pone il profitto di pochi davanti alla sopravvivenza di molti), sociale (il sistema degli Stati-nazione è obsoleto per affrontare problemi su scala globale) e culturale (la lotta ai common concerns si fonda sulla solidarietà e la collaborazione). Per far si che il 2021 non sia un altro 2020, in quanto associazioni, blog, Stati o individui, dobbiamo ricordare: “insieme ce la faremo, separati falliremo”.

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