Il diritto all’educazione è uno dei diritti umani fondamentali ed al contempo è anche un bene pubblico che comporta una responsabilità della società tutta.
Noi di Large Movements riconosciamo la centralità dell’educazione per lo sviluppo sia individuale che sociale ed è per questo che oggi 24 gennaio, ci vogliamo unire alle celebrazioni della Giornata Internazionale dell’Educazione indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2018. Come disse Nelson Mandela infatti, l’istruzione e la formazione sono le armi più potenti per cambiare il mondo.
Durante questa giornata si celebra il diritto all’educazione in quanto diritto umano fondamentale, rivendicando la possibilità per tutti di accedere all’educazione indipendentemente da sesso, ideologia, colore della pelle, situazione economica o paese di origine. Purtroppo questo concetto di accesso completamente libero ed egualitario all’istruzione è un’utopia per migliaia di bambini in tutto il mondo ai quali molto spesso è precluso l’accesso per svariati motivi, i “comuni” tra i quali sono motivi:
- logistici: non vi sono scuole nei dintorni dei propri villaggi o raggiungerle è altamente rischioso;
- economici: bambini costretti a lavorare per contribuire al sostentamento famigliare;
- di sesso: in alcune zone del mondo alle bambine è vietato andare a scuola;
Si celebra poi il diritto all’educazione in quanto bene pubblico perché non può essere privatizzato da nessuno, appartiene a tutti e non può essere imbrigliato in dogmi. Attraverso un’educazione libera da influenze – che poco hanno a che fare con il sapere – e resa pienamente accessibile, chiunque può consapevolmente scegliere la propria strada ed autodeterminarsi con dignità. Purtroppo questa libertà di pensiero nell’educazione è un obiettivo che è ancora molto lontano dall’essere raggiunto e sono milioni i bambini ed i ragazzi in tutto il mondo che ricevono una formazione dottrinale e molto lontana dalla realtà, contribuendo a formare una popolazione adulta grandemente suscettibile alle manipolazioni e sempre meno in grado di combattere per l’autoderminazione individuale e collettiva e quindi per il progresso sociale.
Ma soprattutto si celebra il diritto all’educazione in quanto responsabilità civile. L’educazione infatti contribuisce a creare un pensiero autonomo e critico e quindi a formare persone diverse ma capaci di confrontarsi attraverso un dialogo costruttivo, il quale porterà ad una convivenza pacifica ed all’insegna del progresso. Purtroppo non essendoci ancora un’istruzione libera in molte zone, questo dialogo ancora non è realizzabile ed al contrario, in alcuni casi è proprio l’educazione (indottrinata ovviamente) che acuisce i conflitti.
Chiamandola Giornata Internazionale dell’Educazione, l’Assemblea Generale vuole porre l’accento sull’essenzialità del ruolo degli insegnanti. Gli stessi infatti hanno un doppio ruolo chiave:
- Insegnano determinate materie specifiche, che potranno essere utili ai loro studenti per il loro percorso di autodeterminazione individuale;
- Insegnano (o dovrebbero insegnare) i concetti fondamentali del vivere civile e dell’educazione civica, contribuendo a migliorare il percorso di autodeterminazione collettiva.
Quest’anno di pandemia ha reso questa giornata ancora più importante dal momento che, a causa del Covid-19, scuole, università ed altri luoghi di apprendimento sono stati costretti a chiudere per molto tempo. Questo ha comportato per i paesi in via di sviluppo l’interruzione di molti programmi di alfabetizzazione e apprendimento, influendo sulla vita di oltre 1,6 milioni di studenti in circa 190 diversi paesi.
Questi numeri, già di per sé drammatici, devono aggiungersi a quelli – ancor più gravi – preesistenti alla pandemia. Ad oggi dunque, si contano circa 258 milioni di bambini e giovani che non frequentano la scuola. Inoltre sono circa 617 milioni di bambini e adolescenti che non sanno leggere e far di conto. Meno del 40% delle ragazze dell’Africa Subsahariana completano la scuola secondaria inferiore e circa 4 milioni di bambini e giovani rifugiati non vanno a scuola.
Ma questa carenza di educazione non connota solo paesi in via di sviluppo e/o contesti difficili. Anche l’Italia infatti, ha dei difetti endemici quando ci si riferisce al settore dell’educazione – anch’essi peggiorati nel passato anno di crisi pandemica mondiale: la percentuale di abbandono scolastico è molto alta. Nel 2018 infatti, l’Italia è al 4° posto europeo con il 14,5%; peggio di noi solo Spagna (la peggiore con il 17,9%), Malta (17,5%) e Romania (16,4%).
Questo risultato è ancor più drammatico se confrontato con la soglia del 10,6% che l’Unione Europea aveva fissato nella sua strategia Europa 2020, anche se migliorato rispetto alla percentuale del 2010 (anno di partenza della strategia stessa) che risultava essere del 18,6%.
Nel calcolo di questa percentuale, viene tenuto conto del numero di persone in età compresa tra i 18 ed i 24 anni che posseggono solamente la licenza media. In questo gruppo viene ricompreso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai 2 anni.
L’Italia risulta indietro rispetto alla media europea anche per numero di laureati nella fascia tra i 30 e 34 anni. Nella sopra citata strategia Europa 2020 infatti, il target fissato è che abbiano conseguito la laurea almeno il 40% delle persone comprese in detta fascia d’età. Nel 2018 invece, il nostro paese è al penultimo posto con il 27,8% – migliore solo alla Romania (24,6%)
Quest’anno per la terza edizione della Giornata Internazionale dell’Educazione il tema centrale sarà “recuperare e rivitalizzare l’educazione per la generazione del Covid-19”. Per risolvere i problemi legati al tema di quest’anno, bisognerà intensificare la collaborazione e la solidarietà internazionale per potenziare l’istruzione e metterla al centro del dibattito sulla ripresa economica.
Per stimolare la discussione ed iniziare un dialogo che possa portare a soluzioni concrete, l’UNESCO New York Office (UNHQ), ha organizzato un evento globale in collaborazione con Global Partnership for Education ed il Centro per gli Studi Interdisciplinari (CRI). Detto evento si terrà il 25 gennaio dalle ore 14.00 alle ore 16.30 ed è accessibile a tutti a questo link.
L’evento verterà su tre macroaree tematiche, ossia:
- Eroi dell’apprendimento;
- Innovazioni;
- Finanziamento.
Noi di Large Movements vi invitiamo tutti a presenziare a questo interessantissimo evento perché mai come in questo anno di post crisi pandemica, ci sarà bisogno del coinvolgimento di tutti per ricostruire la nostra società, magari sfruttando la forzata “occasione” che ci è stata “offerta” dal Covid-19 per ricalibrare i nostri valori affinché avviassimo una volta per tutte un vero ed effettivo processo di cambiamento.
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- Mattia Ignazzihttps://www.normativa.largemovements.it/author/mattia-ignazzi/
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